National Geographic Italia – Il top della ricerca italiana
In occasione della manifestazione “Frascati Scienza”, andiamo alla scoperta dei migliori centri di ricerca italiani per fare il punto sullo “stato dell’arte” sul lavoro di scienziati e istituzioni, fra conferme e qualche sorpresa.
di Luigi Bignami
Una settimana all’insegna della Scienza, con al centro un evento particolare. E’ la manifestazione Frascati Scienza che si tiene tra il 18 e il 26 settembre a Frascati, a pochi chilometri da Roma. Tra i tanti, l’appuntamento clou si terrà il 24 settembre, con la Notte dei Ricercatori, durante la quale ci sarà anche un incontro con Roberto Vittori, astronauta italiano in procinto di raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale con un volo dello Space Shuttle.
Durante queste manifestazioni la ricerca italiana splende in tutti i suoi aspetti positivi. Ma quali sono realmente i centri di ricerca più importanti a livello italiano e mondiale?
Le risposte a questa domanda possono essere molteplici a secondo di vari punti di vista, ma sempre più si segue la strada del Sjr (SCImago Journal & Country Rank), che stila una graduatoria con più di 2.000 istituzioni di ricerca privati e pubblici, comprese le Università, di tutto il mondo. La classifica tiene conto di numerosi parametri che considerano molteplici aspetti della ricerca dei vari Centri. Non è solo il numero di pubblicazioni che dà lustro ad un centro di ricerca, come si potrebbe pensare, in quanto finestra del lavoro che si realizza, ma anche altri
fattori, non meno importanti. Uno di questi è il numero di citazioni per ogni singolo documento in lavori di altri ricercatori e scienziati. Un altro elemento è la percentuale di ricerche e conseguenti pubblicazioni condotte in collaborazione con altre istituzioni, meglio se di altri Paesi. E ancora è importante la “rivista scientifica” su cui il lavoro finisce. Non tutte le riviste scientifiche infatti, meritano lo stesso valore. Oltre a questi ce ne sono anche altri.
Tenendo conto di tutto ciò il centro di ricerca che, senza dubbi, occupa il primo posto in Italia è il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) che a livello internazionale si trova al 22.mo posto, precedendo istituzioni di ricerca di grande valore a livello mondiale, come la Berkeley University o la Columbia University. Un voto molto elevato che gli è arrivato, tra l’altro, per le ricerche che esso compie in collaborazione con altri centri di ricerca internazionali. Eppure in questo momento l’Italia riceve finanziamenti per la ricerca scientifica che la pongono a livelli molto bassi tra i Paesi industrializzati. Per essa infatti, si offre non più dell’1,2% del Pil nazionale, contro una media dell’1,8%, con picchi francesi e tedeschi del 2-2,4%.
Ma come riesce il CNR ad ottenere una posizione così elevata? “Il prestigioso posizionamento ottenuto dal CNR, tra le istituzioni di ricerca a livello nazionale e internazionale, ha una spiegazione molto semplice: le nostre attività di ricerca sono finanziate in grandissima parte su contratti esterni, anche europei”, spiega il Presidente del CNR, il Prof. Luciano Maiani. “Poiché siamo molto competitivi – continua – non abbiamo difficoltà a procurarci le risorse necessarie a produrre risultati di eccellenza. Numeri alla mano, nel 2009 i fondi da fonti esterne sono stati pari a 300 milioni di euro. In questi anni il CNR si è aggiudicato oltre 500 progetti sia nel VI che nel VII Programma quadro dell’Unione europea, molti altri all’interno del bando di Industria 2015 e del Pon 2007-2013. Certo, con maggiori investimenti saremmo ancora più concorrenziali. Una strada possibile potrebbe essere quella delineata in questi giorni dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama il quale, per fronteggiare la lenta e incerta ripresa economica del colosso Usa, vuole introdurre consistenti sgravi fiscali per le imprese che investiranno in ricerca. Una soluzione che potrebbe aiutare anche le aziende italiane a destinare