San Valentino, l’istinto animale tra fidanzati

di Gabriele Vallarino

Senza scomodare Charles Darwin, basterebbe guardare alla festa di San Valentino per trovare prove convincenti della teoria dell’evoluzione: uomini e animali mostrano tutta la loro parentela nell’arte del corteggiamento. Apparentemente bizzarre, in realtà le strategie degli animali in campo amoroso sono comportamenti ben familiari nella specie umana.

LA SCELTA DELL’ABITO GIUSTO

La regola “l’abito non fa il monaco” non vale nella scienza della seduzione. Chiedetelo alle ragazze o ai germani reali. «Queste anatre, molto comuni nei nostri parchi urbani, sono note per il loro spiccato dimorfismo sessuale, ossia i maschi e le femmine hanno una livrea molto differente. I maschi, per far colpo sul gentil sesso, compiono una muta delle piume che li rende grigio argento sui fianchi e di un brillante verde smeraldo sul capo e sul collo», racconta Graziano Ciocca, biologo e presidente di G.Eco, associazione impegnata nella divulgazione scientifica nelle scuole e per il grande pubblico. Ma il cambio di piumaggio è giusto lo smoking del sabato sera, non appena finisce la stagione degli amori si ritorna tristemente marroncini, ma efficacemente mimetici. Stessa cosa vale per i cervi che solo per il periodo nuziale mettono su dei bei palchi: «I palchi sono quelle strutture che erroneamente chiamiamo corna, infatti, le corna sono di tessuto corneo, composte da cheratina, mentre i palchi sono costituiti di osso e cadono e ricrescono annualmente; il motivo è chiaro, muoversi tra i rami del bosco con questi prolungamenti non è affatto agevole, per questo ottenuto il colpo di fulmine, ci si libera del fardello».

Il paradosso dello sfoggiare palchi sempre più lunghi per primeggiare sugli altri maschi e fare breccia nel cuore delle femmine è ben rappresentato del cervo Megaloceros giganteus. I suoi palchi lunghi 2 metri gli sono costati l’estinzione nel Pleistocene, d’altronde in natura è sempre una questione di equilibrio tra selezione sessuale, quindi sviluppare l’ornamento per essere preferiti dalla femmina e selezione naturale, ossia adattarsi per essere preferiti dall’ambiente. Spesso le due cose non coincidono e l’evoluzione deve trovare un compromesso. Ancora un esempio, il collo lungo del maschio della giraffa pare lo favorisca con le femmine, ma lo sfavorisca nel momento in cui deve abbeverarsi poiché lo rende vulnerabile ai predatori.

RADUNARSI IN PIAZZETTA

«In molte specie, i maschi si ritrovano in aree comuni, chiamate in etologia Lek, per esibirsi in rituali di corteggiamento sotto gli occhi delle femmine che decreteranno il vincitore, pertanto il loro futuro partner». È una pratica trasversale nel regno animale, diffusa negli insetti, come le farfalle, nei rettili, come le iguane, negli uccelli, come il gallo cedrone e in tanti mammiferi, come le foche e i ragazzini in motorino. Non è forse un lek il ritrovo alle giostre o in piazzetta degli adolescenti per esibire le proprie capacità?

E a proposito di qualità da mostrare, pure negli animali o si è cervelloni o si è palestrati, non si può avere sempre tutto, servono molto tempo e molte energie per investire vuoi nei muscoli, vuoi nella cultura ed è così che «l’usignolo ha un canto superlativo ma un piumaggio bruttino, viceversa il pavone ha una coda meravigliosa ma una voce gracchiante».

RISSA IN DISCOTECA

Sembra proprio di vedere certe serate fuori dai locali, osservando quanto avviene tra i cervi. Guardando in parallelo: «Prima i cervi maschi si aggrediscono con bramiti e i ragazzi alzano la voce. Poi è la volta che i cervi si avvicinano e si studiano fianco a fianco, e i ragazzi passano agli spintoni. Infine, se proprio l’altro cervo non vuole capire che deve arrendersi e sgomberare il campo, si passa alle cornate e i ragazzi alle mani». Animali e uomini condividono il voler fare impressione sulle femmine e guadagnarsi il rispetto degli amici maschi ma se questo si può raggiungere senza farsi del male tanto meglio.

In pochissime specie abbiamo però il rispetto delle pari opportunità, è il caso dell’antilope africana Damaliscus lunatuso dell’uccello Phalaropus lobatus, dove sono le femmine a competere tra loro per conquistare il marito, insomma, anche in natura trovano un posto i tronisti della De Filippi.

L’UOMO È CACCIATORE

Si dice – calcando un po’ la mano sugli stereotipi – che l’uomo cerca, la donna sceglie e anche tra gli animali funziona per lo più così. I biologi danno come spiegazione che i maschi emettendo tanti gameti a basso costo (gli spermatozoi), possono concedersi il lusso di “sprecarli” in tante copule, le femmine, invece, producendo pochi gameti per periodo riproduttivo (le uova), a cui segue un grande investimento con la gestazione e lo svezzamento, non possono permettersi di compiere una scelta sbagliata, devono assicurare ai loro figli il miglior padre possibile. Ma giusto per bilanciare così tanta frivolezza maschile, è doveroso ricordare che «tra alcuni artropodi, come avviene con la mantide religiosa o la vedova nera, il maschio è talmente un bravo papà che terminato l’accoppiamento si sacrifica e si fa mangiare dalla femmina per assicurarle le energie per il proseguimento riproduttivo».

DALL’ANELLO ALLA CENA

Bijoux, serenate o cene a lume di candela sono da principianti in confronto ai tuffi olimpionici degli svassi per raggiungere le alghe sui fondali per mostrarle alle loro femmine, o all’impresa del maschio della mosca scorpione che offre alla sua compagna una preda rubata dalla ragnatela di un ragno, rischiando di morire.

Ma perché gli animali fanno tutte queste pazzie? Gli scienziati si scervellano. C’è la teoria “sexy sons”: la madre sceglie il maschio coi più belli ornamenti o comportamenti perché così i suoi figli saranno sexy come il padre e a loro volta scelti. Oppure c’è la teoria “good genes”: questi caratteri indicano buona salute, ad esempio, certi colori degli uccelli si ottengono solo se si ha a disposizione una buona fonte di cibo. Infine, c’è la teoria “dell’handicap”: «Gli ornamenti sono un impiccio per vivere, quindi se il maschio ci riesce significa che è forte e così sarà la sua prole», conclude Ciocca. Ci pare strano? Non lo è per il biologo Diamond che si chiede se quella voglia di bungee jumping o di altri comportamenti eccessivamente audaci di noi uomini, in fondo, non assomigli tanto a quell’istinto dell’handicap.

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