AIDS e HIV tra falsi miti e scarsa informazione

33,4 milioni di contagiati e circa 2 milioni di decessi nel mondo all’anno. Stiamo dell’AIDS, la sindrome da immunodeficienza acquisita che è provocata dal virus HIV e questi sono i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dell’anno 2009. Un problema attualissimo con ancora tanti falsi miti, primo fra tutti l’idea che il bacio sia contagio o che, ancora peggio, l’AIDS sia una malattia “passata”, che riguarda essenzialmente i paesi del terzo mondo o gli omosessuali. Tra i motivi che rendono l’AIDS ancora così diffuso vi è certamente la difficoltà di contrastare l’HIV.

Proprio l’infezione da HIV è infatti oggetto di alcuni progetti dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani (INMI), un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), partner per la Notte Europea dei Ricercatori, la cui missione è garantire assistenza di alto livello per tutte le malattie infettive, incluese infezioni emergenti e riemergenti e la patologia infettiva dell’ospite immunocompromesso.

L’INMI, dunque, riserva una parte consistente delle energie in progetti sull’HIV, che in particolare riguardano lo studio dei meccanismi molecolari di patogenesi e l’identificazione di nuovi bersagli per nuove terapie. Ma anche progettare strategie di prevenzione e profilassi.

Per quanto riguarda le altre malattie infettive, l’Istituto Lazzaro Spallanzani collaborare con le Autorità sanitarie Nazionali e Regionali nello sviluppo di una risposta globale alle malattie infettive, favorendo l’integrazione tra ricerca clinica, epidemiologica e di base, in questo ambito. Inoltre la sua struttura clinica consente un efficace isolamento dei pazienti contagiosi in stanze di degenza ordinaria tutte a pressione negativa. È dotato di numerosi laboratori e settori ad alti livelli di biosicurezza (livelli 4 e 3) ed è struttura di riferimento nazionale per l’alto isolamento e la diagnostica avanzata in alto biocontenimento (è anche infrastruttura critica strategica del piano nazionale di difesa), oltre a essere parte del sistema G8, della Commissione Europea e centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È stato inoltre inserito dalla Commissione Europea tra le Infrastrutture di Ricerca di interesse Pan-europeo nell’ambito dell’ ESFRI (European Strategy Forum on Research Infrastructures) recepito dal Ministero dell’Università e ricerca nel 2011. Infine, l’INMI ha una connotazione internazionale, come dimostrano i 13 progetti finanziati dalla Commissione Europea attivi a luglio 2018.

L’INMI presenta tre linee di ricerca, oltre all’HIV: le infezioni emergenti e associate all’assistenza sanitaria, i cui progetti sono volti ad esempio nello studio dei meccanismi di resistenza batterica degli antibiotici, le epatiti virali e la tubercolosi, un’altra malattia che è solo a prima vista scomparsa. Per quest’ultima area, l’INMI sta analizzando le dinamiche epidemiologiche in Italia e studiando possibili strategie di eliminazione, oltre a identificare marcatori di infezione e validare nuove strategie terapeutiche.

Gli interessi dell’INMI non sono solo le malattie, la ricerca e i pazienti, ma anche la divulgazione scientifica. Spesso, infatti, l’Istituto apre le porte ai cittadini proponendo alcuni percorsi e attività che permettono di sperimentare la sua eccellenza e poliedricità. Visite, mostre e aperitivi scientifici servono infatti ad accompagnare la comunità in un viaggio tra le recenti epidemie, potendo così comprendere le attività di coordinamento della sanità pubblica, le procedure di biosicurezza per la manipolazione degli agenti infettivi e tanto altro ancora. Un percorso a parte è pensato anche per i bambini, che possono così fare piccole esperienze scientifiche e conoscere quali sono i batteri buoni e quelli cattivi, scoprendo le nostre armi immunitarie.

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