La storia avventurosa di un professore, un vulcano e un’iguana rosa

Sfuggita a Darwin e scoperta da un ricercatore italiano nel 2009, questo prezioso animale ci ricorda quanto sia ancora ricco, imprevedibile e inesplorato il nostro pianeta.

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Negli anni dei satelliti e del grande fratello orwelliano è ancora possibile scoprire nuove specie animali? Esistono ancora angoli inesplorati sul nostro pianeta?

Proprio mentre la terra sembra tutta “già vista” i ricercatori scoprono l’esistenza di specie sconosciute, con caratteristiche a dir poco sorprendenti: questo è lo strano caso dell’iguana rosa, identificata nel decennio scorso dall’italianissimo ricercatore Gabriele Gentile alle isole Galapagos.

Lo abbiamo incontrato in giro per l’Italia mentre racconta la sua avventura

La storia del prof. Gentile, della sua iguana, della costruzione di un progetto di ricerca internazionale ci riporta indietro nel tempo, quando le terra era ancora tutta da scoprire, al fascino della ricerca come esplorazione e all’orgoglio della scienziato di poter contribuire alla conservazione del nostro meraviglioso ed unico pianeta.

Attuali Indiana Jones alla ricerca dei tesori della natura.

Ogni anno dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata parte una squadra di ricerca che passa tre settimane alle Galapagos per studiare le iguane da vicino, oltre a me e al mio gruppo di ricercatori scegliamo alcuni laureandi e/o dottorandi per far parte della spedizione. L’esperienza è bellissima ma anche molto dura: stiamo per 3 settimane in cima ad un vulcano a 1700 metri di altitudine, ci si sveglia all’alba e si va a dormire molto tardi perché processiamo in loco tutti i campioni raccolti nella giornata”.

Mentre lo racconta penso che la prospettiva di fare questo viaggio, questa esperienza di vita, valga da sola l’iscrizione al corso di laurea in biologia.

Il prof. Gentile, che ha base presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, è diventato capofila del progetto internazionale di ricerca sulle iguane rosa, e da oltre un decennio coordina gli studi in loco e nei laboratori di mezzo mondo.

Un bel successo ma anche una grande responsabilità.
Guidare un progetto internazionale è complesso, soprattutto nella delicatissima fase di recupero fondi. Purtroppo il problema è sempre quello: mancano i soldi. Dobbiamo stare attenti ad ogni dettaglio, spostare persone e attrezzature sulla cima di un vulcano attivo non è semplicissimo. Di solito lo si fa in elicottero ma se non ce l’hai devi portare su tutto a piedi per 15 chilometri, viveri, attrezzature, le tende, il generatore elettrico. Un anno è successo, abbiamo fatto con una squadra di portatori, ma che fatica!”.

A 10 anni dalla scoperta dell’iguana rosa, il Conolophus marthae per la precisione, il prof. Gentile e la sua squadra stanno ancora studiando le caratteristiche di questa specie e cercano di capire perché la sua numerosità è così scarsa: la popolazione si stima essere di circa 300 esemplari, e quali strategie possono essere messe a punto per garantirne la sopravvivenza.

Ma andiamo con ordine.gabriele_gentile

Correva l’anno 2005, la spedizione dei ricercatori di Tor Vergata capitanata da Gabriele Gentile sbarca alle isole Galapagos. Tanti studiosi si sono avvicendati in questo paradiso della biodiversità studiando tartarughe giganti, fringuelli o la particolarissima vegetazione che cresce solo qui.

Non erano molti, però, gli studi sulle iguane, quegli strani rettili che sembrano un incrocio tra un dinosauro in miniatura e una lucertola troppo cresciuta, e tra i guardaparco circolava una strana voce, che parlava di un’iguana diversa dalle altre, “rosada”, avvistata solo sulle pendici del vulcano Wolf.

Così il team di Tor Vergata si mette sulle tracce del rettile rosa e ne cattura 4. Dagli esami del sangue e del dna arriva la scoperta: l’iguana “rosada” non è solo una pigmentazione diversa della più comune Conolophus subcristatus ma una vera e propria specie che differisce per il 7 % del suo dna mitocondriale.

Gli studi proseguono, vengono catturate e campionate oltre 120 iguane e tracciate le differenze morfologiche e comportamentali tra le diverse popolazioni di iguane delle Galapagos.

I ricercatori riescono a ricostruire l’albero dell’evoluzione delle quattro diverse specie individuando i momenti in cui le tipologie di iguana si sono differenziate: dall’antenato comune circa 10,5 milioni di anni fa si sono separate l’iguana marina e la terrestre, quest’ultima che tra i 5 e i 6 milioni di anni ha visto la separazione tra rosa e gialla. Le gialle si sono diversificate ulteriormente 1 milione di anni fa, in Conolophus pallidus e C. subcristatus.

Una storia strana quella dell’iguana rosa, appena scoperta e già in pericolo di estinzione.

Sono due in particolare i campanelli di allarme evidenziati dalle ricerche: la scarsa variabilità genetica e “l’anzianità” della popolazione.

Quando una popolazione si riduce numericamente a tal punto da avere riproduzione tra consanguinei, gli individui hanno tutti il medesimo bagaglio di dna, e cioè si riduce quella variabilità da cui la selezione naturale pesca quelle varianti potenzialmente vantaggiose per l’adattamento all’ambiente. Essere tutti uguali abbassa la probabilità di sopravvivenza in un ambiente che cambia. L’incrocio tra consanguinei favorisce il rafforzamento delle caratteristiche negative, dando luogo a malattie e disfunzioni, un fenomeno noto come depressione da inbreeding che, se non si introduce nuova variabilità genetica, porterà la specie all’estinzione.

Fortunatamente la popolazione delle iguane rosa non è ancora in depressione da inbreeding ma le caratteristiche dei soggetti catturati non fanno ben sperare: gli esemplari studiati sono sempre stati adulti oltre i 4 anni di età, di cui il 75% maschi. La mancanza di osservazioni di cuccioli e giovani potrebbe essere dovuta a molteplici fattori, come l’alta mortalità alla schiusa delle uova e nei primi anni di vita o che la concorrenza con le altre iguane per la nidificazione è molto alta.

Ogni volta che siamo alle Galapagos cerchiamo di capire meglio le abitudini e le peculiarità di questi misteriosi animali. Solo la conoscenza delle caratteristiche ecologiche ci può permettere di studiare e programmare le migliori strategie di conservazione della specie. Abbiamo bisogno di più informazioni sulla vita riproduttiva di questi rettili, dove nidificano, come si svolgono i primi anni di vita per capire da cosa sono minacciati”.

L’ecosistema delle Isole Galapagos rimane unico e straordinario, ma sta diventando sempre più fragile per la crescente antropizzazione e il proliferare delle specie alloctone. Le capre e i gatti sono diventati i principali antagonisti delle iguane, le prime perché contendono habitat e cibo i secondi perché gli esemplari selvatici sono potenziali predatori dei giovani rettili.

Inoltre, essendo le iguane rosa così rare è possibile che con le cugine gialle vi sia qualche tipo di sovrapposizione per i siti di nidificazione, e che quest’ultime più numerose distruggano i nidi e le uova per far posto alle proprie.

Insomma, i problemi sono molteplici per questa specie e le possibili strategie di conservazione ancora da mettere a punto. Ma qualcosa si può fare: “Stiamo mettendo a punto un sistema di trasmissione a distanza attraverso microchip, che rilevi le caratteristiche dell’individuo e le sue abitudini di comportamento, tracci i suoi spostamenti tramite gps e che ‘parli’ con i chip degli altri individui che incontra. In questo modo potremo avere un’idea più precisa delle ‘relazioni’ delle iguane rosa e, attraverso l’installazione di una antenna ricetrasmittente sul vulcano Wolf, avere la possibilità di ricevere questi dati quasi in tempo reale”.

Oltre che rosa, questa iguana si appresta ad essere super tecnologica. Ma qui, dall’altra parte del mondo che possiamo fare?

Semplice: imparare a rispettare e tutelare il nostro pianeta. Nelle Galapagos la popolazione sta rapidamente crescendo: grazie al turismo l’economia gira e gli abitanti delle isole chiedono sempre più servizi e infrastrutture. Il nostro progetto sta lavorando molto con le popolazioni locali, devono capire bene e in fretta che sono le risorse naturali a portare ricchezza e quindi devono essere tutelate e protette. In primis dagli abitanti. Mi sembra che il parallelismo con il nostro paese sia immediato…

Già. L’iguana rosa forse può fare anche questo: essere un simbolo.

Il simbolo della ricchezza del nostro pianeta e della sua fragilità, da tutelare e proteggere, per lasciare un mondo splendido e forse ancora un po’ da scoprire per quelli che verranno dopo di noi.

Il prof. Gentile, dopo essere stato ospite anche di David Attenborough e del National Geographic, continua a portare in giro per musei e conferenze la sua incredibile storia, fatta di studio e di esplorazione.

Se in qualche programma di conferenze o eventi dall’aria più o meno noiosa trovate il suo nome, segnatevi l’appuntamento in agenda e andateci: la passione, la competenza e la semplicità con cui questo giovane professore racconta la sua storia, vi spiegherà come l’aver trovato questo strano animale continua ad essere un grande regalo per la scienza.

Nota sul prof. Gabriele Gentile

Gabriele Gentile poteva essere uno dei tanti casi di cervelli in fuga, partiti per l’America per un periodo di studi e mai più rientrati in terra patria. E invece Gabriele ha deciso di rientrare in Italia, trovando “terreno fertile” all’Università degli studi di Roma Tor Vergata dove oggi è ricercatore al Dipartimento di Biologia all’interno del Laboratorio di Ecologia Sperimentale ed Acquacoltura.

Dirige il progetto internazionale e multidisciplinare per la conservazione delle iguane terrestri delle Isole Galápagos (Ecuador) in collaborazione con partners italiani e stranieri.

 

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