Perché ogni quattro anni aggiungiamo un giorno a Febbraio?

Come è stato per il 2012 e per il 2008, anche questo 2016 è un anno bisestile, uno di quegli anni in cui aggiungiamo al corto mese di febbraio un giorno. Ma da quanto lo facciamo? E perché?

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L’usanza di aggiungere al calendario un giorno ogni quattro anni alla fine di febbraio risale alla promulgazione del calendario giuliano nell’anno 46 a.C. Il giorno in più veniva introdotto, ogni 4 anni, dopo “il sesto giorno prima delle Calende di marzo”, divenendo il “sesto bis”, da cui l’aggettivo bisestile.

Ma andiamo con ordine.

Come sappiamo tutti, la Terra compie una rivoluzione completa intorno al Sole in circa 365 giorni. Già dall’antichità si sapeva che il tempo necessario, in realtà, è di 365 giorni e un quarto. L’anno solare è “più lungo” di circa un quarto di giorno rispetto all’anno civile, che consta di 365 giorni.

L’anno bisestile è quindi una pratica soluzione a un problema che ha sempre fatto scervellare gli astronomi. L’anno civile deve andare di pari passo con l’anno solare, se non si vuole avere uno spostamento delle stagioni con il conseguente scivolamento dell’equinozio di primavera. Un problema, per una società che si basava sull’agricoltura e sui cicli delle stagioni!

Da qui la necessità di aggiungere, già nel 46 a.c., un giorno in più al mese di Febbraio ogni quattro anni.

Problema risolto? Neppure per sogno! Visto che il calendario giuliano aveva in sé un altro grosso problema che portò, diversi secoli dopo nel 1582, all’introduzione di un nuovo calendario da parte di Papa Gregorio XIII.

Il calendario gregoriano, tutt’ora utilizzato dalla maggior parte dei Paesi, risolveva infatti il problema del calcolo della Pasqua, sulla quale l’approssimazione giuliana aveva introdotto un errore rilevante di circa 10 minuti all’anno.

La Pasqua cade la domenica seguente al primo plenilunio, dopo l’equinozio di primavera. Il calendario giuliano presentava un certo margine di errore, che nel corso dei secoli si accumulava, cosicché la data del plenilunio non coincideva più con quella calcolata. Nel 1582, quando lo scarto era ormai di 10 giorni, papa Gregorio XIII riformò il calendario per correggere questo errore.

In quell’anno, Papa Gregorio XIII decretò che si passasse direttamente dal 4 al 15 Ottobre, eliminando i 10 giorni di sfasatura accumulati negli oltre 15 secoli di utilizzo del calendario giuliano.

La regola del calendario gregoriano è la seguente: un anno è bisestile se il suo numero è divisibile per 4, con l’eccezione degli anni secolari (quelli divisibili per 100) che non sono divisibili per 400. Per questo motivo, l’anno 2000 aveva il 29 febbraio sul calendario, al contrario dei secoli precedenti eccetto il 1600, bisestile pure quello, anche se magari a nessuno la cosa è parsa straordinaria.

Una curiosità: il 30 febbraio svedese (fonte Wikipedia)

L’Impero svedese decise nel 1699 di passare dal calendario giuliano al calendario gregoriano; tra i due calendari vi era all’epoca una differenza di 10 giorni (il calendario gregoriano era in anticipo su quello giuliano).

Per recuperare questi 10 giorni, si decise di eliminare tutti gli anni bisestili dal 1700 al 1740. In questo modo si sarebbe recuperato un giorno ogni 4 anni; dal 1º marzo 1740 il calendario svedese sarebbe coinciso con quello gregoriano.

In Svezia, quindi, venne eliminato il 29 febbraio 1700, ma negli anni successivi si dimenticò di applicare il piano, anche perché re Carlo XII, che l’aveva voluto, era impegnato nella guerra con l’Impero russo. Così sia il 1704 che il 1708 furono bisestili.

Riconosciuto l’errore, si prese quindi la decisione di tralasciare questo piano che causava soltanto molta confusione e di tornare al calendario giuliano. Per recuperare il giorno saltato nel 1700 si stabilì quindi che nel 1712 venisse aggiunto a febbraio un secondo giorno, oltre a quello dovuto perché quell’anno era bisestile. Così, nel calendario svedese del 1712, febbraio ebbe 30 giorni!

La Svezia passò definitivamente al calendario gregoriano nel 1753, saltando i giorni dal 18 al 28 febbraio.

E speriamo che il detto “Anno bisesto, anno funesto” non venga rispettato…

 

 

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