Opificio Golinelli: a Bologna la nuova città della scienza

 

Bologna ha la sua cittadella della scienza. L’Opificio Golinelli, finanziato e realizzato dalla fondazione omonima con uno stanziamento di 12 milioni di euro, nasce dal recupero e riqualificazione di un ex stabilimento industriale abbandonato. L’intervento di rigenerazione è valso il Premio Urbanistica 2015 della rivista scientifica dell’Istituto Nazionale di Urbanistica nella categoria Qualità delle infrastrutture e degli spazi pubblici.

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Opificio Golinelli è una vera e propria cittadella per la diffusione della conoscenza e della cultura scientifica. Si estende su una superficie di circa 9 mila metri quadrati ed è tra i più grandi laboratori didattici nel campo delle scienze e della tecnologia in Italia. Sorge in via Paolo Nanni Costa, nella prima periferia di Bologna, dopo un intervento durato due anni.

La struttura ospita tutte le principali attività della Fondazione Golinelli. Questa istituzione, così come l’Opificio, nasce per volontà dell’imprenditore Marino Golinelli. La Fondazione è privata e ha scopi filantropici. Ciò la rende unica in Italia per obiettivi, visione e programmi operativi pluriennali.

Se dal 2000 a oggi le attività della Fondazione Golinelli hanno coinvolto un milione di persone, i nuovi spazi saranno in grado di accogliere più di 150mila visite l’anno.

 

Dottor Golinelli, cosa sono per lei la Fondazione e l’Opificio Golinelli?

La Fondazione rappresenta un segno concreto della mia volontà di ridare alla società parte di ciò che ho ricevuto. Come imprenditore il 24 gennaio 1948 ho fondato Alfa Wassermann, oggi gruppo farmaceutico internazionale. Ho sempre voluto che la mia azienda si caratterizzasse per i suoi valori ispirati alla responsabilità sociale. Come cittadino, per decisione personale, ho trasferito questo senso di responsabilità civile alla Fondazione, che nasce sì dal mio essere un imprenditore ma che è comunque autonoma e indipendente dall’impresa. Dalla sua creazione, la Fondazione ha moltiplicato i suoi interessi e i suoi sforzi per stare sempre sulla trincea del cambiamento e dell’innovazione: dal sostegno alla ricerca nei primi anni, per passare alla diffusione del sapere scientifico.

Nonostante abbia ormai superato i 95 anni, parla ancora con estrema lucidità del futuro. Ci racconti il suo futuro e il suo impegno nella diffusione della cultura scientifica.

Immaginare il futuro dei giovani in un nuovo mondo sostenibile. Questo è il mio impegno! L’inaugurazione dell’Opificio è stata l’occasione per volgere uno sguardo al passato, ai primi 27 anni di vita della Fondazione, ampliandone la visione ai prossimi 50 anni, al 2065.

Cosa accadrà nel 2065?

Sta partendo il progetto Opus 2065, con il quale intendiamo rafforzare la strategia e la missione etica orientata all’educazione, alla formazione e alla cultura, per costruire nuovi e più potenti strumenti per preparare i giovani a un futuro imprevedibile.

Quali sono questi strumenti?

Proiezione strategica sul futuro; struttura adeguata sul piano organizzativo; gestione oculata sul piano patrimoniale; governance che garantisca operativamente le decisioni nel rispetto delle linee strategiche tracciate; capacità di affrontare tutti quegli adeguamenti che in un mondo in divenire potranno essere necessari nei prossimi decenni per garantire la continuità della Fondazione rispetto alla imprevedibilità del domani.

Ho deciso di mettere a disposizione queste risorse ulteriori per l’impegno futuro della Fondazione nell’ambito della formazione dei giovani e degli insegnanti, per la ricerca su campi futuribili del sapere e per supportare nuove attività imprenditoriali, con una ricaduta positiva attesa da questi investimenti sia per le persone coinvolte sia per la società.

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