Completato il ritratto di famiglia di Plutone e delle sue cinque lune

 

È arrivata a Terra l’immagine di Cerbero, l’ultima luna conosciuta di Plutone. La foto è stata scattata il 14 luglio scorso da una distanza di circa 400 mila chilometri dalla piccola luna durante l’avvicinamento della sonda New Horizons al pianeta nano.

nh-kerberos_deconvolved_8x_subsampled_0

Plutone e i suoi satelliti sono membri della Fascia di Kuiper, la regione più estrema del nostro Sistema, che si estende fino a oltre 7 miliardi di km dal nostro Sole. È la regione degli estremi, la più fredda, quella che funge da “incubatrice” per le comete a corto periodo che solcano i nostri cieli come la 67P/C-G, attualmente studiata dalla sonda Rosetta– ci racconta Elena Mazzotta Epifani, ricercatrice INAF dell’Osservatorio Astronomico di Roma.

La fotografia mostra che Cerbero non ha una forma sferica ma allungata e possiede due lobi: il più grande ha il diametro di 8 chilometri e il più piccolo di circa 5 chilometri. I ricercatori ipotizzano che la particolare forma potrebbe essere dovuta alla fusione di due oggetti più piccoli.

Ma le sorprese non si fermano qui.

Da una prima analisi si vede che Cerbero è più piccola del previsto e la sua superficie brillante suggerisce che potrebbe essere rivestito di ghiaccio d’acqua. Prima che New Horizons incontrasse Plutone, i ricercatori avevano utilizzato le immagini del telescopio spaziale Hubble per misurare Cerbero. Dai dati, il satellite di Plutone sembrava un po’ più grande e ‘massiccio’ e secondo gli esperti se appariva ‘debole’ nelle immagini era solo perché la sua superficie era coperta di materiale scuro.

New Horizons è una sonda spaziale sviluppata dalla NASA per l’esplorazione di Plutone e del suo satellite Caronte. Il suo lancio è avvenuto il 19 gennaio 2006 dalla base di Cape Canaveral e ha raggiunto Plutone il 14 luglio 2015.

L’obiettivo primario della missione è quello di studiare la geologia e la morfologia del pianeta nano Plutone e del suo satellite Caronte, creare una mappa della superficie dei due corpi celesti e analizzarne l’atmosfera.

L’importanza di saperne sempre di più sulla fascia di Kuiper – continua Elena – su Plutone e i suoi satelliti e sui pianeti nani a lui simili è evidente: in questa zona, dove tutto è buio, freddo e immoto, tutto è ancora più o meno come quando il nostro Sistema Solare si è formato circa 4 miliardi di anni. Studiare questi oggetti, in un’epoca storica in cui sempre più sistemi solari esterni al nostro sono individuati e caratterizzati, vuol dire fare un vero e proprio viaggio indietro nel tempo, per cercare di capire come si è formato il nostro Sistema Solare, come si è evoluto, e in definitiva cosa ci ha portato a essere quello che siamo ora.-

L’immagine inviata dalla sonda New Horizons della Nasa completa il “ritratto di famiglia” del pianeta nano che si trova ai confini del Sistema Solare.

 

 

Condividi:
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • del.icio.us
  • Twitter
  • Digg
  • Sphinn
  • Mixx
  • LinkedIn
  • MSN Reporter
  • MySpace
  • RSS
  • Technorati
  • Yahoo! Bookmarks
  • Print