Dietro le quinte della missione Rosetta…

Nei mesi scorsi si è parlato a lungo di Rosetta e del suo lander Philae che è sceso sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Pochi sanno però che dietro la straordinaria impresa dell’ESA c’è un ingegnere di Frascati, Alessandro Ercolani.

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Alessandro è un frascatano DOC: frequenta le scuole dell’obbligo al Marco Tullio Cicerone e le Superiori all’istituto tecnico industriale E. Fermi. Si laurea in ingegneria informatica presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Dopo la laurea, nel 1997 si trasferisce in Germania, a Darmstadt, dove lavora come Software Engineer in diverse imprese locali su progetti dell’ESA. Nel 2000 inizia a lavorare direttamente per l’ESA, come Data System Manager per la missione Rosetta, con la responsabilità dello sviluppo del sistema di controllo. Dal 2009 è responsabile per la sezione che gestisce i sistemi di controllo e i simulatori per tutte le missioni scientifiche dell’ESA. Al momento gestisce un gruppo di dieci Data System Managers.

Abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere con Alessandro durante la Settimana della Scienza nel post evento di 2015: odissea nello spazio dove lui era presente e ci ha emozionato con il racconto della “sua” missione.

– Raccontaci della missione Rosetta: quale è stato il momento più emozionante e quello che vorresti cancellare dai tuoi ricordi?

Ci sono stati tanti momenti emozionanti: dal lancio, al risveglio dall’ibernazione, all’atterraggio di Philae sulla cometa. Per me personalmente il più coinvolgente è stato il lancio nel 2004, visto che ero in sala di controllo, con la responsabilità diretta del software con cui il resto del team controllava Rosetta. L’ansia del ritardato risveglio dall’ibernazione nel Gennaio 2014 ha certamente lasciato un segno, e la notte dell’atterraggio sulla cometa rimane indimenticabile. ESOC (il centro Europeo per le operazioni spaziali) sembrava veramente il centro del mondo, tutti guardavano a Darmstadt come nel ’69 si guardava a Houston per l’atterraggio dell’uomo sulla Luna!

Il momento più brutto per me è stato all’inizio del 2003, data inizialmente prevista rosetta_navcam_20140808-bper il lancio di Rosetta. Negli anni precedenti avevamo lavorato tutti come pazzi per essere pronti, e poi nel Novembre 2002 un razzo Ariane esplose. Siccome era di un tipo simile a quello che avrebbe dovuto lanciare Rosetta nel suo viaggio cosmico, l’ESA decise a Gennaio 2003, pochi giorni prima del lancio, di bloccare tutto.

Per me fu un vero trauma. Dopo un periodo così lungo di stress e super lavoro, mi trovavo quasi con le mani in mano, senza sapere cosa fare. Avevo tanto tempo libero e non sapevo cosa farne, non ero più abituato ad altre attività che non fossero collegate alla preparazione del sistema di controllo di Rosetta. Mi ritrovavo con una vita personale semi-distrutta, con un sacco di capelli bianchi e tanto vuoto dentro.

Questo mi è servito comunque ad “imparare la lezione”. L’importanza di trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata è uno dei punti fermi di cui parlo ai nuovi arrivati nel nostro team.

– Cosa è significato per te lasciare l’Italia? Ci torneresti?

La mia idea era di “farmi le ossa” per un paio d’anni all’estero, e poi tornare a lavorare in Italia. Speravo di avere molte più chance di trovare un buon lavoro e un buon stipendio con questo background. In realtà, dopo solo sei mesi di vita “fuori casa” ho cominciato a dubitare delle mie vere intenzioni. La vita in Germania, il tipo di lavoro e i discorsi con i miei amici rimasti a vivere e lavorare in Italia mi hanno fatto presto cambiare idea.

Da anni racconto la mia situazione con questa metafora. Prendiamo una stanza dove tutti fumano, e tu stai tranquillamente li dentro, fai quel che devi fare e va tutto bene. Poi devi andare al bagno, esci e torni dopo 5 minuti. Quando riapri la porta ti rendi conto della puzza di fumo che c’è dentro la stanza, e ti chiedi come hai potuto fare a resistere li dentro fino a quel momento? Beh, dopo i primi mesi di lavoro, ogni volta che tornavo in Italia rimanevo scioccato dal riconoscere come inaccettabili tante di quelle cose che per me prima erano semplicemente parte della vita normale.

La vita in Italia (diciamo a Roma e dintorni, per non generalizzare troppo) è molto più difficile di quanto dovrebbe essere. Siamo una società molto individualistica, dove il benessere proprio (e della propria famiglia) viene prima di tutto il resto. Ci manca molte volte il senso civico, reagiamo a cose sbagliate solo se ci portano un danno diretto, altrimenti ci giriamo dall’altra parte. Guidiamo come dei pazzi, ci arrabbiamo e inveiamo per delle banalità. Abbiamo una burocrazia impossibile. In Italia se tu non sei “furbo” non vai da nessuna parte. Le persone che usano la propria “furbizia” per avere dei benefici personali, anche ai limiti della legalità o della moralità, sono visti come dei modelli di successo.

Comunque, detto questo, l’Italia rimane il mio Paese. Sono molto accanito nel criticarlo quando parlo con i miei amici italiani, come sono uno strenuo difensore delle sue qualità quando ne parlo con i miei amici da tutte le altre parti del mondo (inclusa mia moglie, che è Spagnola).

In Italia ci torno ogni volta volentieri, in vacanza. Se dovessi decidere ora se tornarci a vivere, probabilmente direi di no. Anche perché i nostri due bimbi sono nel mezzo della scuola in Germania e non mi piacerebbe l’idea di trapiantarli in un’altra realtà in questo momento. Personalmente sono un po’ disorientato, in una terra di mezzo, non sono più veramente Italiano e non potrò mai essere completamente Tedesco. Spero un giorno di poter prendere il passaporto Europeo.

 

– Raccontaci qualche “dietro le quinte” della missione

Beh, la prima conseguenza del “blocco” della missione Rosetta nel 2003 fu che la cometa che avevamo scelto come obiettivo ci era ormai “scappata”. Quando fortunatamente Rosetta venne di nuovo messa “in opera” si dovette cercare una nuova cometa da inseguire. La scelta cadde su 67P/Churyumov-Gerasimenko.Dopo aver visto di che cometa incredibile si tratta, bisogna ammettere che forse il ritardo di un anno del lancio è stato un colpo di fortuna!

– Che fine farà l’ormai celebre Philae? Possiamo aspettarci altri messaggi?

Philae ha compiuto l’80% del suo “lavoro” scientifico durante le prime 60 ore della sua missione, quando la batteria primaria lo supportava. Il fatto che siamo riusciti a parlare di nuovo con
Philae dopo alcuni mesi è stata una grande soddisfazione, ma adesso la probabilità di avere nuovi contatti è veramente ridotta al lumicino. Rosetta è costretta adesso a stare più lontana dalla cometa, a causa della maggiore attività dovuta alla vicinanza del Sole e inoltre ci sono ancora molti obiettivi scientifici che costringono Rosetta ad un “piano di volo” intorno alla cometa che non è adatto per ritentare la comunicazione con Philae.

– A cosa serve/servirà questa missione?

Rosetta continua nel suo lavoro di raccoglimento di una grande quantità di dati scientifici, che rimarranno disponibili a scienziati di tutto il mondo per gli anni a venire. Questa è una miniera di informazioni che ci permetterà di conoscere molto più a fondo le comete, la loro struttura, la loro evoluzione.

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Le comete sono corpi che sono rimasti praticamente allo stato in cui erano al momento della nascita del nostro Sistema Solare, circa 4 miliardi e mezzo di anni fa. Studiandole in dettaglio potremmo arrivare a conoscere molto di più riguardo l’origine anche del nostro pianeta, e scoprire in che modo le comete potrebbero aver contribuito alla sua evoluzione, e magari anche allo sviluppo delle prime forme di vita.

– Cosa rispondi a chi critica queste missioni?

Beh qualcuno ne critica il costo. Il costo totale di Rosetta (circa 1.4 miliardi di Euro) può sembrare alto in valore assoluto, ma se comparato con tante altre spese (per esempio militari) è veramente ridicolo. Parliamo del corrispettivo di un biglietto al cinema per ogni cittadino degli stati membri dell’ESA.

Il progetto di Rosetta è una miniera dal punto di vista scientifico, ha dato lavoro per due decenni a tantissime persone, ed ha contribuito a sviluppare l’industria aerospaziale europea. E non dimentichiamoci che non si vive di solo pane. Rosetta è anche una missione che ci fa sognare, che ci ricorda che siamo un popolo di esploratori. È un’altra dimostrazione delle capacità dell’uomo, del suo ingegno. Se il nostro scopo fosse stato solo quello di preoccuparci delle banane da mangiare, saremmo rimasti delle scimmie, no?

– Quale è il tuo rapporto con la religione?

Mi definirei un agnostico, che alla fine ha realizzato che probabilmente si stava prendendo in giro continuando a praticare dei rituali in cui non credeva. Da quando ho rinunciato ufficialmente all’affiliazione con la Chiesa Cattolica mi sento un po’ più coerente.

Ho moltissimi amici che si dichiarano credenti convinti. Li ammiro e anche un po’ li invidio. Loro hanno sicuramente un supporto in più, a cui aggrapparsi nei momenti di bisogno. Chi non crede se la deve cavare da solo. Non credo in un essere supremo, ma credo nell’Uomo. Mi piace investire tempo ed energie nelle persone che mi piacciono, in attività concrete e di ritorno tangibile, piuttosto che in un “aldilà”.

Trovo inutile da parte di un credente cercare di dimostrare ad un ateo/agnostico l’esistenza di Dio, come trovo inutile da parte di un ateo/agnostico cercare di dimostrarne la non esistenza. Tempo sprecato che potremmo utilizzare invece per costruire qualcosa di concreto insieme.

Cerco di insegnare ai miei figli il rispetto e l’amore per il prossimo, come modo per avere una società più bella. Non rubo, non faccio del male, aiuto chi ha bisogno come posso, non vado a messa e non prego. In fondo, penso che se Dio esistesse, mi vedrebbe più di buon occhio che tanti altri “Cristiani”

Comunque, io da parte mia ho ottimi rapporti con credenti e non credenti, senza dover nascondere il mio pensiero. La nostra società secondo me si può permettere di far vivere in armonia persone senza religione con persone di religioni diverse. Se mettiamo sempre l’Uomo al centro del tutto.

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