La NASA lancia l’App che va a caccia di asteroidi

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Astrofili e appassionati della volta celeste tutti con il naso all’insù, per contribuire concretamente alle ricerche dell’ente spaziale più famoso del mondo: la Nasa. Grazie ad Asteroid Data Hunter, un software multipiattaforma che analizza le immagini di potenziali asteroidi e permette di determinare quali oggetti devono essere monitorati, tutti coloro che posseggono un telescopio potranno caricare le proprie “immagini stellari” e analizzarle con l’app in dotazione al software. Una volta catturata l’immagine e inserita nel database Nasa, il cacciatore virtuale di asteroidi potrà riconoscere l’oggetto segnalato e inviare i dati al Minor Planet Center per la conferma del risultato dell’osservazione. Da una prima stima, tramite questa app si potrebbero individuare fino al 15% in più di asteroidi. L’idea di creare tools semplici per “reclutare” volontari nella ricerca di asteroidi non è nuova e ha già funzionato in passato. L’aspetto interessante e sicuramente utile da sfruttare è che l’occhio umano è estremamente abile ad individuare deboli oggetti in movimento, molto più di qualunque software.

Purtroppo l’dea di base di Asteroid Data Hunter e della app ad esso collegato è la ricerca automatizzata da immagini, per cui il contributo umano risulta minimo. Ma ciò non toglie che altri progetti simili, meglio organizzati e mirati a sfruttare le vere potenzialità dell’occhio umano, possano risultare estremamente utili.

La nostra redazione ha approfittato dell’uscita di questo tool per scambiare due chiacchiere con il dott. Marco Micheli, ricercatore al NEO Coordination Centre dell’ESA, situato nel centro ESRIN di Frascati. Questo centro dell’Agenzia Spaziale Europea è dedicato al coordinamento delle attività Europee per la “caccia agli oggetti NEO” (Near-Earth Objects), asteroidi e comete le cui dimensioni vanno da qualche metro di diametro, alle decine di km e che hanno orbite che li portano a transitare vicino al nostro Pianeta.

Quanti asteroidi vengono scoperti ogni anno?

Circa 50000. La maggior parte di essi fanno parte della cosiddetta fascia principale, localizzata tra Marte e Giove e quindi non costituiscono alcun pericolo per la Terra. Gli asteroidi NEO, quelli potenzialmente pericolosi per la Terra, sono molti meno. Di questi ne vengono scoperti circa 1000 nuovi all’anno.

Quanto possono essere pericolosi i NEO?

Il pericolo di impatti asteroidali è reale e concreto, come mostrato dall’evento del 2013 sulla città russa di Chelyabinsk. Impatti come quello di due anni fa sono rari, ma non rarissimi (frequenza circa decennale) e hanno la capacità di causare danni alle infrastrutture e potenzialmente perdite in termini di vite umane. Gli oggetti tra i 20 e i 100 metri sono tantissimi, dell’ordine di molti milioni, e solo una frazione minuscola di essi (meno dell’1%) sono stati ad oggi scoperti e monitorati.asteroid-eros

D’altro canto, oggetti di queste dimensioni sono sufficientemente piccoli perché il loro impatto sulla Terra possa essere mitigato grazie alle attuali tecnologie, se abbiamo e sufficienti informazioni su come e quando avverrà l’evento.

Sono questi i motivi per i quali sono in corso sforzi crescenti, da parte di vari paesi ed agenzie spaziali (tra cui l’ESA), per investire risorse e conoscenze nella scoperta e nello studio di questi oggetti con opportuno preavviso. Prevederne possibili impatti futuri e predisporre eventuali strategie di intervento è la strada più semplice per evitare disastri come quello già citato di Chelyabinsk.

E gli oggetti più grandi?

I progetti osservativi e gli studi scientifici degli ultimi 20 anni ci hanno permesso di scoprire e studiare in dettaglio la grande maggioranza degli oggetti più grandi, che presentano dimensioni da 1 km o più. Questi oggetti sarebbero capaci di causare catastrofi su scala planetaria. Eventi analoghi a quello di 66 milioni di anni fa, causa scatenante dell’estinzione di massa del Cretaceo che ha portato alla scomparsa dei dinosauri.

Di queste gigantesche mine vaganti spaziali ne conosciamo fortunatamente oltre il 90% e siamo sicuri che nessuno di essi abbia possibilità di collidere con il nostro Pianeta, per lo meno nel prossimo secolo.

Quale margine di errore hanno gli studi legati ai NEO e alle previsioni sugli impatti terrestri?

La presenza di un elemento di incertezza è una delle caratteristiche principali di questo tipo di previsioni. Questa incertezza è dovuta ad una serie di fattori, primo dei quali la quantità spesso limitata di osservazioni e dati disponibili per ciascun oggetto. In molti casi è necessario estrapolare la traiettoria dell’oggetto per molte decadi nel futuro, sulla base di dati osservativi raccolti in pochi giorni o settimane.

D’altronde, la cosa estremamente importante da notare è che le incertezze stesse sono fortunatamente quantificabili. A partire dai dati in nostro possesso è possibile calcolare, assieme ad una traiettoria futura, anche la “barra d’errore” della stessa, cioè l’incertezza con cui questa traiettoria ci è nota. E proprio questa “prevedibilità” dell’incertezza è ciò che ci permette di stimare le probabilità di impatti futuri: non possiamo spesso sapere con certezza se l’impatto avverrà, ma possiamo conoscere con buona precisione la probabilità che succeda, confrontando l’incertezza nella posizione dell’asteroide con la dimensione del suo “bersaglio”, la Terra in questo caso.

Come si può coinvolgere maggiormente il pubblico affascinato dall’astronomia, secondo lei? ESA-ESRIN ha progetti in merito?

Fortunatamente l’astronomia degli asteroidi è uno dei settori in cui gli astronomi amatoriali possono ancora essere d’aiuto. Un esempio: ogni giorno vengono scoperti molti asteroidi che si muovono nel cielo in un modo che potrebbe significare che sono vicini al nostro pianeta. Alcuni di essi lo sono davvero, altri no. Per distinguere tra le due possibilità sono necessarie altre osservazioni, ma spesso i telescopi professionali che scoprono questi oggetti non hanno tempo di “tornare indietro” e riosservarli nelle notti successive. Qui è dove gli astrofili amatoriali di tutto il mondo vengono in aiuto. Osservatori anche di piccole dimensioni, dotati di un buon telescopio e una camera CCD, possono ottenere osservazioni di questi oggetti; questi dati vengono poi processati da vari centri in tutto il mondo, e usati per capire quali asteroidi sono potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta, e quali no.

Una delle cose di cui ci occupiamo qui al centro ESA di Frascati è proprio il coordinamento di questi osservatori (piccoli e grandi) che cercano di dare il proprio contributo alle osservazioni degli asteroidi.

 

 

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