I Gigalab di G.Eco: esperienza immersiva per amare e proteggere il Pianeta

EDUTAINMENT

Parola d’ordine: Edutainment. L’acronimo anglosassone, una vera e propria filosofia di divulgazione “education-entertainmemt” (educazione-divertimento) è il marchio di fabbrica per l’associazione G.Eco (Gruppo didattica dell’Ecologia).  

Educare divertendosi potrebbe sembrare ovvio ma il modo in cui lo fa G.Eco è tutto fuorché tradizionale. Tanto è vero che la parola per descrivere le loro attività ha richiesto un neologismo ed è così che nascono i Gigalab. 

I GIGALAB 

“Si tratta di laboratori con allestimenti immersivi, molto scenografici – spiega Alessandra Della Ceca, vicepresidente di G.Eco e socia fondatrice – l’obiettivo è far sperimentare e osservare in prima persona alcune dinamiche naturali attraverso giochi di squadra. Il gioco diventa metafora, simula il concetto scientifico che desideriamo veicolare”.

Come nel gigalab “Aiuto! Mi si è ingigantito il prato!” dove il verde urbano, familiarissimo come quello di un giardino di casa, diventa gigante e i partecipanti al laboratorio possono vedere piante, animali e decompositori che lo abitano, scoprendone le relazioni ecologiche.

Oppure “Ingo! La lotteria dell’evoluzione!”. Capire il funzionamento della selezione naturale giocando a tombola con delle popolazioni di insetti è tutt’altro che ordinario. 

Cambiano le condizioni ambientali e i bambini vedono sopravvivere o estinguersi. Vivono l’evoluzione – concetto astratto e lontano – in diretta tra le loro mani. 

E ancora? Capire le metamorfosi con “Faunamon”, un laboratorio in stile pokemon, o i processi biologici che avvengono dentro una cellula mettendosi ai fornelli in un gioco ambientato in cucina. Persino la fauna urbana diventa incredibile, con le stanze magiche di Harry Potter.

Con G.Eco si impara a conoscere la natura ma – chiaramente – senza considerare l’uomo una cosa a sé, staccata. D’altronde il loro nome richiama l’ecologia, la scienza che studia le relazioni tra gli esseri viventi e il loro ambiente.

Ad esempio nel gigalab “Crash”, un ecosistema rappresentato da una torre composta di tanti mattoni subisce gli effetti antropici come la costruzione di una strada o l’introduzione di una specie esotica mostrando quanto i cambiamenti mettano a dura prova le relazioni tra gli esseri viventi. Ma dimostrando anche come entri in gioco la resistenza o la resilienza perché la natura è un equilibrio dinamico

Il mantenimento degli ecosistemi – la biodiversità – è nell’interesse dell’uomo. Ecco perché non si deve far crollare la torre. E “l’uomo può agire in maniera positiva per la loro conservazione”, precisa la biologa.

CAMBIA IL PUNTO DI VISTA

“Il gigalab ti consente di cambiare il punto di vista”, spiega ancora a Frascati Scienza Della Ceca, “come il prato che questa volta osservi con gli occhi di un insetto”.

NOTTE EUROPEA DEI RICERCATORI 

G.Eco ha spento 12 candeline e da altrettante è partner dell’associazione Frascati Scienza, partecipando dal 2010 alla Notte Europea dei ricercatori e delle ricercatrici. Una sintonia perfetta. E anche al progetto LEAF i “divulgatori squamati” offriranno grandi sorprese sviluppando il tema della biodiversità.  

La “mamma G.Eco” è Caterina Lorenzi, ricercatrice e docente dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. È stata lei a contribuire alla nascita dell’associazione accompagnando i suoi ex studenti lungo questa strada dell’educazione ambientale e della divulgazione. Oggi i gechi sono tanti e molti sono anche i settori di lavoro.  Sono quasi 8mila i bambini, ragazzi e adulti che ogni anno incontrato il mondo di G.Eco. 

Ci sono i festival scientifici, gli incontri nelle scuole e i corsi di formazione per insegnanti per la facoltà di scienze della formazione primaria oppure quelli in collaborazione con La Fabbrica SPA e De Agostini. La pandemia non ha fermato i gechi, anzi è stata l’occasione per reinventarsi e sviluppare diverse attività online. 

LO SGUARDO DEI BAMBINI

“Come G.Eco siamo nemici del catastrofismo”, spiega Della Ceca, “scegliamo una chiave positiva senza nascondere i problemi, ma crediamo che per far sviluppare atteggiamenti di tutela e prese di posizione sostenibili occorra che i bambini non siano demoralizzati da una narrazione che li carichi di responsabilità e senso di colpa”. Prima di tutto occorre che i grandi obiettivi come quelli dell’Agenda 2030 o la lotta al cambiamento climatico da concetti vaghi e distanti si declinino in aspetti concreti: “Sono temi più vicini di quanto ci sembra e noi partiamo sempre da ecosistemi, come il prato, il bosco che i bambini hanno modo di incontrare o da esempi di azioni quotidiane che tutti facciamo e che sono molto più in connessione con le grandi tematiche ambientali di quanto crediamo”.

Secondo, “per proteggere qualcosa serve conoscerla e amarla, permettere ai bambini di scoprire la bellezza della natura è quindi il primo passo verso la sua tutela – conclude Della Ceca – i bambini sono naturalmente curiosi e sono in grado di guardare con stupore il mondo che li circonda, il nostro compito è quello di far sì che crescendo non  perdano questa capacità”.

Condividi:
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • del.icio.us
  • Twitter
  • Digg
  • Sphinn
  • Mixx
  • LinkedIn
  • MSN Reporter
  • MySpace
  • RSS
  • Technorati
  • Yahoo! Bookmarks
  • Print