Tutte le novità dello Spallanzani, tra Ebola, antibiotici e strumenti tecnologici

di Gabriele Vallarino

L’Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani (INMI) di Roma è noto a tutti. È una struttura specializzata nella cura delle malattie infettive e, come mostrano i numeri, è una realtà davvero grande: basti pensare che nel 2018 ben oltre 18.700 sono stati i pazienti visitati e 83 sono stati i progetti sulle infezioni portati avanti: HIV, tubercolosi, epatite, ma anche infezioni emergenti.

Nel DNA dell’ospedale c’è da sempre la ricerca, ma non ricerca pura, fine a se stessa, bensì legata all’aspetto clinico. Lo si vede bene negli appuntamenti previsti il 27 settembre prossimo presso lo Spallanzani nell’ambito della Notte Europea dei ricercatori, coordinata da Frascati Scienza, di cui lo Spallanzani è partner  e lo spiega bene Chiara Agrati, Head of Cellular immunology and Pharmacology Unit:  “L’obiettivo dell’Istituto  è armonizzare la formazione, la ricerca scientifica e l’intervento medico verso la creazione di modelli di assistenza e cura che siano esportabili, a breve e medio termine, all’intero sistema sanitario”.

Modelli esportabili, quindi, trasferibili dalle provette e dai laboratori al letto del paziente: lo scopo è una ricerca utile per le persone malate. E allo Spallanzani si mantiene uno standard diagnostico e terapeutico elevato grazie alla “costruzione di laboratori di ricerca con personale e tecnologie di livello internazionale”, spiega sempre Agrati. “Il lavoro di gruppo è la formula vincente. Lo abbiamo visto durante l’emergenza Ebola, quando per i due italiani ricoverati presso le nostre corsie è stata messa in moto una task force, tra infermieri, medici e ricercatori, che ha dimostrato come la guarigione dipendesse dalla riuscita del lavoro di ciascuno”.

Il problema Ebola non è ancora una porta chiusa. L’epidemia è tornata nella Repubblica Democratica del Congo e lo Spallanzani è di nuovo in trincea, a fianco dei Medici operanti nelle zone colpite, mettendo a disposizione per l’Africa tecnologie di diagnostica del virus in tempi rapidi, messi a punto nell’ospedale capitolino.

L’INMI ha uno sguardo di attenzione particolare per il continente africano. Negli ultimi 3 anni ha partecipato a più di 25 missioni, in 6 differenti paesi, per collaborare alle emergenze infettive, causate da patogeni emergenti, quali Ebola e Chikungunya, e da malattie ben note ma che rimangono tra le emergenze sanitarie del continente, come la malaria.

Lo Spallanzani, poi, collabora con realtà internazionali di prestigio, prima tra tutte l’OMS, per la quale è centro collaboratore per la gestione clinica, la diagnostica e la formazione sulle malattie altamente contagiose. 

A livello europeo l’INMI partecipa a diversi progetti, ad esempio, l’EVAg che ha l’obiettivo di condividere conoscenza, ceppi virali e reattivi per effettuare diagnosi e ricerca sui virus altamente contagiosi. Ma è anche partner dell’EHVA, che studia nuove soluzioni per la diagnostica avanzata ed il trattamento dell’infezione da HIV. Infatti, ad oggi, questa malattia viene combattuta con i farmaci antiretrovirali che bloccano la replicazione del virus , ma l’obiettivo  è mettere a punto un vaccino sia terapeutico che profilattico per persone infette o ad alto rischio di HIV. In questo ambito l’INMI è anche impegnato in un altro progetto internazionale per l’individuazione delle popolazioni da immunizzare.

Recentemente, lo Spallanzani è divenuto centro collaboratore all’interno del JPIAMR, una piattaforma collaborativa globale che unisce 27 nazioni e ha l’obiettivo di combattere l’antibiotico resistenza con un approccio One health

La resistenza degli antibiotici è un problema serio; come ricordano tutti i medici, occorre prendere l’antibiotico solo quando ce n’è un reale bisogno, rispettando tempi e dosaggi. “L’approccio One health del progetto mette insieme medici e veterinari perché la salute umana è strettamente connessa alla salute animale e all’ambiente in cui vivono. L’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti intensivi potrebbe avere gravi ripercussioni anche sulla salute umana, favorendo lo sviluppo di ceppi batterici resistenti agli antibiotici che potrebbero trasmettersi all’uomo attraverso il consumo delle carni. Ecco perché mettere allo stesso tavolo medici e veterinari può essere la chiave per garantire al meglio la difesa sia degli uomini che degli animali dalle infezioni batteriche.

E tra i tanti orgogli spiccano le tecnologie innovative presenti nella struttura. È il caso del Separatore cellulare. “Lo Spallanzani è il primo centro in Italia ad averlo. Si tratta di uno strumento completamente chiuso che garantisce sicurezza per l’operatore qualora si trovasse a maneggiare sangue di pazienti infetti”.  O ancora, tra le ultime acquisizioni dell’ultimo anno, c’è l’efficiente Citofluorimetro, “dotato di ben 3 laser, è capace di valutare simultaneamente fino a 21 parametri differenti sulla superficie delle cellule. Quindi può analizzare fino a 21 proteine diverse per ogni cellula”, conclude Agrati.

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