Vaccino HIV, Ensoli “riduzione del 90 % dei serbatoi di virus”

di Giorgia Burzachechi

È di qualche giorno fa la notizia pubblicata su Frontiers of Immunology, che mostra i risultati di uno studio made in Italy durato 8 anni: è possibile ridurre i serbatoi di HIV – riserve di virus “latente” – grazie al vaccino terapeutico anti Tat. “Si tratta di un vaccino terapeutico basato su una proteina chiamata Tat che è il motore del virus. Il vaccino terapeutico viene dato a pazienti, quindi a soggetti già infettati e in terapia” spiega Barbara Ensoli, Direttore del Centro Nazionale per la Ricerca su HIV/AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità. “Il risultato è la riduzione dei serbatoi di virus latente che sono inattaccabili dalla sola terapia antiretrovirale (cART)”.

I risultati sono molto promettenti “con la dose migliore del vaccino (30 microgrammi per tre volte nell’arco di tre mesi) dopo 8 anni dalla vaccinazione si è avuta una riduzione del 90 % del “DNA provirale” nel sangue (una misura dei serbatoi di virus latente) “, continua la ricercatrice. Ma questi non sono gli unici risultati positivi, infatti, insieme alla diminuzione del DNA provirale, si è assistito anche a un miglioramento generale del sistema immunitario “incluso un aumento delle cellule CD4, (dette anche ‘Linfociti T Helper’ perché aiutano il sistema immune) e del rapporto CD4/CD8, tutti parametri immunologici positivi che si sono affiancati alla riduzione dei serbatoi virali”.

La ricercatrice precisa anche che “benchè si tratti di una fase di sperimentazione avanzata, parliamo ancora di ricerca. Adesso occorre trovare i fondi necessari per portare a compimento lo studio: in Italia si tratterebbe di verificare l’effetto della vaccinazione sul controllo del virus con interruzioni programmate della terapia sotto stretto controllo medico, mentre in Africa di avviare la fase 3 della sperimentazione su larga scala in pazienti in terapia. Essendo studi sperimentali, la miglior cura all’HIV è ancora la prevenzione: sono da evitare i comportamenti a rischio e, in caso di soggetti che hanno contratto il virus, si deve mantenere la massima aderenza alla terapia”.

Inoltre, lavorando sull’HIV si è arrivati a comprendere meglio come bloccare determinati tumori “I tumori associati all’AIDS – continua Ensoli – sono quasi sempre multifattoriali. Molto frequenti nei pazienti infettati sono il sarcoma di Kaposi per gli uomini e il carcinoma alla cervice uterina per la donna. Stiamo sviluppando terapie innovative con gli inibitori delle proteasi di HIV che abbiamo scoperto avere degli effetti anche contro la formazione di questi tumori. La ricerca è trasversale”. C’è ancora molta strada da fare ma la via intrapresa dal team italiano è quella giusta.

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