Scienza e ricerca in barca: riparte il bando Mediterranea
Aperto il bando di selezione di 5 studenti universitari per il progetto di astrofisica Mediterranea che si svolgerà dal 3 al 10 settembre in barca a vela, tra le isole Egadi
Per il terzo anno riparte il bando per il progetto Mediterranea: una settimana in barca a vela rivolta a studenti universitari di fisica e astrofisica che, accompagnati da un tutor, potranno seguire lezioni teoriche ed esperienze pratiche legate alla navigazione attraverso i sistemi satellitari (GPS). Per partecipare alla selezione è necessario non aver compiuto il 23esimo anno di età ed inviare la domanda di ammissione, insieme alla documentazione richiesta, entro il 20 luglio 2017 all’indirizzo email mediterranea@oa-roma.inaf.it.
Per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda a Marco Castellani, astronomo dell’INAF che fa parte dello staff e ha rivestito il ruolo di tutor per le due passate edizioni.
Com’è nata l’idea del progetto?
Il progetto prende luce circa due anni fa su iniziativa di Enzo Brocato, dell’Osservatorio Astronomico di Roma, con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e in particolare della sezione MEDIA INAF. La prima edizione si è svolta nell’estate del 2015, con l’idea “forte” di coniugare due esperienze culturali che per secoli e secoli hanno proceduto in maniera essenzialmente affiancata, ovvero l’esplorazione del cosmo e quella dei mari. Per questo un partner quasi “naturale” si è trovato in Progetto Mediterranea per le specifiche finalità di conoscenza anche scientifica che persegue fin dal primo momento.
In realtà gli intrecci tra spazio e mare sono molteplici e gli intrecci molto complessi e variegati. L’idea portante è quella, comunque, di condurre in un percorso di conoscenza e di esplorazione – a tutto tondo – cinque meritevoli ragazzi già avviati su discipline fisiche ed astronomiche: a questo scopo il contatto privilegiato con un tutor qualificato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica è sicuramente un valore aggiunto, oltre alla serie di lezioni alle quali gli studenti sono tenuti a prendere parte a bordo. Desidero specificare che tutto questo è reso possibile da un forte impegno, in particolare, del personale del mio istituto, l’Osservatorio Astronomico di Roma, che ha lavorato e lavora alacremente per dare forma e rendere possibile questa bella iniziativa, ormai alla terza edizione. Che quest’anno, inoltre, compie un importante “salto di qualità”, aprendosi a studenti anche non italiani, ma afferenti da diversi paesi del bacino del Mediterraneo (come specificato dal bando, disponibile sul sito dell’Osservatorio di Roma)
Questa iniziativa trova appunto un’ottima sinergia con Progetto Mediterranea che si articola in cinque anni di navigazione a vela per tutto il Mare Nostrum, il Mar Nero e il Mar Rosso settentrionale incontrando intellettuali, scienziati e artisti, ed effettuando ricerche oceanografiche.
Di cosa ti occupi nello specifico?
In qualità di tutor, il mio principale incarico ed onere è stato quello di preparare accuratamente il ciclo di lezioni da tenere a bordo, nei mesi precedenti l’evento. E ovviamente, durante la settimana di navigazione, non solo somministrare le lezioni stesse, ma rendermi disponibile full time ad approfondimenti e domande relative agli argomenti trattati (che spaziano dal Sistema Solare alla formazione dell’Universo, con approfondimenti relativi alle tematiche più attuali come esopianeti e onde gravitazionali, in un tentativo di fornire un quadro sintetico ma completo ed aggiornato dello stato della ricerca astronomica attuale).
Qual è la valenza delle ricerche che vengono svolte durante questo progetto?
Dal punto di vista astronomico non vengono fatte specifiche ricerche a bordo, essendo la principale ragione dell’iniziativa essenzialmente di carattere didattico. Va detto comunque che Progetto Mediterranea partecipa già a varie iniziative scientifiche di carattere biologico-marino, con cui gli studenti sono invitati a prendere contatto, nell’approccio culturale squisitamente interdisciplinare che informa l’intera iniziativa. Inoltre non dobbiamo dimenticare che l’opportunità di osservare la volta stellata in ambienti particolarmente favorevoli (come l’osservazione la notte in mare aperto, lontani dalle luci artificiali) oltre ad essere indiscutibilmente un momento di grande fascino, è una preziosa opportunità di portare alla più diretta evidenza “visiva” gran parte di quello che si apprende di giorno durante le lezioni.
Cosa pensi si possa imparare da questa esperienza?
Avendo seguito due diversi equipaggi negli anni scorsi, mi sono reso conto del grandissimo valore formativo di una iniziativa così sui generis. Un valore, vorrei dire, che si fonda su un recupero della dimensione intera della persona, a differenza di quanto magari si può fare in un’ aula universitaria, alla quale esperienze come queste si offrono non certo come sostituzione, ma come utilissimo complemento. Lo stretto contatto tra i ragazzi e il tutor, nonché con l’equipaggio stesso di Progetto Mediterranea (che svolge lezioni elementari di navigazione, ad utilissimo complemento di quelle di astronomia), è una occasione formativa di un valore del tutto particolare, per i ragazzi (e anche per il tutor, sotto diversi aspetti).
Si crea quasi spontaneamente, a bordo, un “laboratorio itinerante” dove – passato magari l’inevitabile impaccio iniziale – in maniera del tutto spontanea si aprono discussioni e confronti approfonditi sui temi svolti durante le lezioni, in modo non formale o asetticamente accademico, ma con quella profondità umana che solo una frequentazione reciproca assidua e continua (come quella inevitabile in barca) può favorire ed assicurare. Credo sia dunque più facile percepire l’avventura scientifica per quello che veramente è, ovvero una avventura compiutamente umana.
Sono convinto che tutto questo risulti anche evidente dall’abbondante materiale documentario che ha piacevolmente accompagnato questa iniziativa, tra i quali il video prodotto da MEDIA INAF dopo la prima edizione e i numerosi articoli sul blog GruppoLocale.
In più, non dimentichiamoci che iniziative come questa riconducono naturalmente l’esplorazione astronomica e quella geografica in un alveo comune, cosa che è propria del naturale sviluppo delle rispettive discipline. Potremmo dire, forse un po’ poeticamente ma in maniera comunque appropriata, che il ragazzo “in formazione” viene spontaneamente ricondotto e docilmente rieducato a gustare di nuovo quella sensazione della “scoperta” e dello stupore, che è inerente ad ogni reale attività conoscitiva.