“Dove va a finire il cielo”, un viaggio tra astronomia e fantasy con Licia Troisi
Dal 26 al 30 settembre si è svolta a Frascati l’undicesima edizione della Settimana della Scienza culminata con la Notte Europea dei Ricercatori.
Per l’edizione 2016 è stata ospite della terza giornata l’astrofisica e scrittrice Licia Troisi, che con la sua semplicità, disponibilità e simpatia ha compiuto un viaggio tra scienza e fantasy, le sue due più grandi passioni. Alla base del suo intervento, il suo primo libro di divulgazione scientifica “Dove va a finire il cielo”, pubblicato nel 2015, nel quale l’autrice ha riversato la sua essenza, per molti nascosta, di astrofisica scrivendo allo stesso tempo una sorta di autobiografia, che ha come incipit “Tutto è cominciato quando avevo undici anni”.
Dopo l’intervista della scorsa settimana, Luca Righi e Matteo Iervolino hanno intervistato Licia Troisi.
“Cosa c’entra l’astrofisica con il fantasy?” è stata la prima domanda che l’autrice si è posta, sostenendo che per lei è stata essenziale e che probabilmente, se non avesse studiato questa disciplina, nemmeno avrebbe dato vita alla saga che l’ha resa celebre “Mondo Emerso”. La scienza si è quindi fusa irrimediabilmente con la sua fantasia, dando vita a un mondo che si regge su un equilibrio tra astri e mezzelfi. Licia ha poi mostrato sistemi binari di stelle, che l’affascinano molto, e il loro collegamento con l’universo di Nashira (pianeta protagonista della saga) e ai suoi due soli, ma anche con pianeti di ghiaccio, come il satellite Europa, in cui Licia spera per la futura scoperta dei “medusoni intelligenti”, galassie, esplosioni di stelle, buchi neri, comete e costellazioni, da cui la maggior parte dei suoi personaggi prendono il nome.
Ma non è tutto, non sono mancate infatti spiegazioni specifiche, come quella del diagramma Hertzsprung-Russel, che mette in relazione la temperatura e la luminosità delle stelle, considerandone anche la grandezza. E in questo clima di familiarità non si sono fatte attendere nemmeno le curiosità storiche, come la scoperta dell’eco del Big Bang o il manoscritto di Enrico III che nel 1450 indica una grande stella apparsa nel cielo e letterarie, come il fatto che Nihal (la ragazza protagonista della saga) significhi in arabo “cammelli che si abbeverano” e che il suo primo nome fosse stato in realtà Leida, città olandese che svolse un ruolo fondamentale per la fisica dell’800.
E con la domanda “Dove andrà a finire il cielo?” si è conclusa la sua presentazione, che va anche a sottolineare, con le parole di Sagan, l’umiltà di quel pallido puntino blu di fronte all’immensità del Cosmo.
Un’esperienza volta a far conoscere al grande pubblico, usando le parole di Licia, la figura del ricercatore, che sembra spesso restio a mettersi in mostra e allo stesso tempo per dimostrare l’utilità della scienza, che agisce per amore e curiosità dell’uomo e del mondo.