Conferenza sul clima: segui COP22 con gNe
Alla conferenza sul clima (COP21) del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale. L’accordo definisce un piano d’azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC.
E il 4 novembre 2016 l’accordo è entrato ufficialmente in vigore grazie alla ratifica da parte dei Paesi che complessivamente producono almeno il 55 per cento delle emissioni mondiali di anidride carbonica, responsabile del riscaldamento globale. La soglia è scattata grazie alla ratifica dell’Unione europea, visto che Stati Uniti e Cina (responsabili da soli del 38 per cento delle emissioni) avevano già ratificato l’accordo alla vigilia del G20 di settembre e che l’India lo ha fatto il 2 ottobre.
Gli occhi ora sono tutti puntati sulla COP22, il summit sul clima che dal 7 al 18 novembre si tiene a Marrakesh, in Marocco. Cosa dobbiamo aspettarci? Quali sono i temi in agenda? In base a cosa si potrà dire che la COP22 sarà stata un successo o un fallimento? Ne parliamo con la redazione di Giornalisti nell’Erba, la più giovane redazione ambiente del mondo (con sede a Colonna) segue da vicino i lavori dei leader mondiali per l’accordo sul clima.
gNe è in prima linea nel seguire i lavori di COP22 e seguirà i lavori direttamente da Marrakesh. È possibile affidare a loro le vostre domande (anche su facebook e twitter, taggando Giornalisti Nell’Erba e @gNellerba, sempre mettendo l’hashtag #ASKCOP22) e seguirli nella sezione speciale del giornale dedicata alle COP.
Partiamo da COP21. Cosa ha sancito l’accordo sul clima dello scorso dicembre?
Nel documento i membri hanno concordato di ridurre la loro produzione di monossido di carbonio “il più presto possibile” e di fare del loro meglio per mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto di 2 °C” in più rispetto ai livelli pre-industriali. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha definito questo piano “ambizioso ed equilibrato”.
L’accordo prevede inoltre la fornitura di risorse finanziarie utili ad assistere gli Stati in via di sviluppo; tali risorse verranno stanziate dai Paesi più sviluppati. In particolare si “sollecita fortemente” questi Paesi a stabilire “una roadmap concreta per raggiungere l’obiettivo di fornire insieme 100 miliardi di dollari l’anno da qui al 2020”, con l’impegno ad aumentare “in modo significativo i fondi per l’adattamento”.
Quali sono i temi in agenda di COP22? Cosa dobbiamo aspettarci?
L’Accordo di Parigi ha lasciato agli appuntamenti successivi la definizione dell’agenda e dei punti di arrivo necessari al raggiungimento degli obiettivi. Il primo di questi appuntamenti è proprio quello di COP22. Appuntamento non del tutto scontato perché si aspettavano tempi più lunghi per l’entrata in vigore dell’accordo di Parigi.
Da COP22 di Marrakesh ci aspettiamo una maggiore attenzione alle azioni che riguardano i paesi in via di sviluppo sia in tema di rischi e di adattamento ai cambiamenti climatici che inevitabilmente colpiscono e colpiranno prima e di più, sia in tema di aiuti e di tecnologie, di giustizia climatica, diritti umani, gestione delle risorse.
Di sicuro ci aspettiamo (o meglio sarebbero auspicabili) impegni concreti e più serrati nel tempo,e un aumento delle risorse finanziarie e tecnologiche messe a disposizione per mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici inevitabili.
E voi, cosa vi aspettate da COP22?
Che tutto ciò che è scritto a grandi linee nell’Accordo di Parigi venga tradotto in date e target, in numeri concreti e vincolanti. È essenziale avere entro breve la revisione di tutti gli impegni presi a livello nazionale così da rifare i conti e vedere se si riesce a restare sotto ai 2 gradi. Infatti, le intenzioni di impegno inviate prima di Parigi non sono risultate ancora sufficienti per l’obiettivo. E sicuramente una una carbon tax condivisa a livello globale.
Parliamo dei protagonisti di questa “rivoluzione climatica”. Chi deve dare la spinta maggiore?
Tra i protagonisti di questa rivoluzione dobbiamo per forza di cose mettere la Cina, l’India, gli USA e l’Europa; sono sicuramente loro gli Stati che più emettono (inquinano) a segnare una strada alternativa. C’è da dire che la Cina si sta impegnando, così come l’India. L’Europa, che era campione, ha rallentato parecchio, l’Italia si è addirittura fermata…
Tra i protagonisti di COP22 ci saranno anche i leader africani e dei Paesi più in difficoltà. L’impressione è che siano più interessati alle tematiche dell’adattamento (ed è comprensibile) piuttosto che alla mitigazione. Protagonista infine il mondo della finanza, che deve disinvestire dai fossili e dare inizio ad un’autentica economia climatica.
E noi, possiamo fare qualcosa?
Beh, innanzitutto interessarci alla questione: in Italia non se ne parla granchè e anche i grandi media tacciono sull’argomento. Potremmo essere noi a chiedere di essere informati, a spingere – modificando lo share, ad esempio – affinché l’informazione sia capillare. Quando uno sa, sa anche come agire. Mangerà meno carne, chiuderà i rubinetti, non terrà tutte le luci accese, farà ristrutturazioni in modo da aumentare l’efficienza energetica, andrà in giro in treno, in bici… e senza che qualcuno gli debba fare la paternale. Il problema è talmente serio che mi auguro spaventi. Certo, i governi devono fare la prima parte. L’educazione passa soprattutto quando c’è una legge che impone.