Astronavi della natura

 

Le notizie che affascinano i lettori sono spesso legate a viaggi nello spazio, lanci di satelliti e sonde, vita al di fuori della Terra. Forse perché fanno viaggiare con la fantasia, tra le stelle in qualche galassia lontana lontana: il sogno di nuove possibilità e universi paralleli.

germoglio

A volte però, basta guardare anche soltanto nel proprio giardino, per scoprire mondi incredibili e tecnologie pionieristiche.

Le “astronavi” della natura, piccole e funzionanti, sono su questo Pianeta da oltre 400 milioni di anni: i semi infatti sono delle piccole capsule che trasportano la vita, sia nella dimensione spaziale che in quella temporale, che resistono a eventi cataclismatici e si schiudono solo in condizioni adatte alla sopravvivenza.

Ormai sono passati oltre 10 anni da quando nel 2005, in un laboratorio del Neghev, i ricercatori israeliani sono riusciti a far germogliare un seme di palma da dattero vecchio di 2mila anni. Il seme era stato ritrovato ben quarant’anni prima negli scavi sull’altopiano di Masada e grazie a una serie di coincidenze fortunate, tra cui clima caldo e secco, si è conservato in maniera ottimale, tanto da spingere i ricercatori a tentare la germinazione.

Nel 2012 un team di ricerca russo ha scoperto in una cavità nel permafrost i semi di una pianta da fiore originaria della Siberia, datata con il metodo del radiocarbonio a 32mila anni fa. I semi erano dentro la tana di uno scoiattolo preistorico, in parte danneggiati. Gli scienziati sono riusciti a recuperare le parti vitali intatte da alcuni semi non maturi e sono poi riusciti a farli germogliare in provetta, ottenendo piantine sane che hanno a loro volta prodotto semi.

Questi due episodi, nella loro eccezionalità, mostrano le grandi caratteristiche dei semi: custodi della biodiversità anche a cavallo di migliaia di anni.

L’importanza della conservazione dei semi è nota sin dall’inizio del secolo scorso, tanto che nel 1926 venne fondata a San Pietroburgo la prima banca dei semi, che oggi è la più grande collezione di antiche varietà europee di piante coltivate.

Da allora le banche dei semi, o più correttamente banche del germoplasma, si sono diffuse in tutto il mondo con il preciso intento di creare una cassaforte per la biodiversità, oggi più che mai messa a repentaglio dalle attività umane e da calamità naturali sempre più devastanti.

Sono due le maggiori raccolte di semi oggi disponibili: il Millennium Seed Bank, nel Sussex in Inghilterra, e il Svalbard Global Seed Vault nelle Isole Svalbard in Norvegia, dove i semi sono protetti a temperatura controllata anche grazie allo strato di permafrost che avvolge la struttura.

Diverse sono le banche del germoplasma che anche in Italia si preoccupano di conservare una quantità di semi delle specie autoctone del nostro paese, tra le più attive segnaliamo quella della Lombardia che conta 860mila varietà custodite e quella del CNR a Bari che raccoglie specie coltivate e selvatiche a rischio di erosione genetica.

La perdita del patrimonio di biodiversità in Italia come negli altri paesi del mondo è spesso sottovalutato: non solo per quanto riguarda le specie selvatiche. Anche in agricoltura, infatti, l’utilizzo di cultivar sempre più “internazionalizzate” sta facendo scomparire tutte quelle varietà che sino a pochi anni fa riempivano i campi.

Oggi sperimentiamo tecniche per la coltivazione di piante nello spazio e la conservazione di semi per la produzione di cibo diventa un tassello sempre più importante nel pensare e programmare missioni spaziali di lungo corso. Forse sarà necessario ricorrere alla banca del germoplasma per ritrovare quelle varietà antiche, oggi in disuso perché meno produttive, ma che hanno caratteristiche quali la resistenza a climi secchi o freddi, come le condizioni presenti su una navicella spaziale.

Saranno forse lo spazio e la ricerca scientifica a salvare la biodiversità sulla Terra?

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