Intervista a Elena Spagnuolo

Ardeatina, periferia sud della capitale: qui nei meandri dell’enorme edifico dell’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, incontriamo Elena Spagnuolo, trentaquattrenne ricercatrice romana. Laureata in fisica, da ormai una decina di anni studia i terremoti. Dopo una tesi in Scienze della terra centrata sullo studio del “meccanismo di sorgente sismica”, ovvero ciò che avviene a livello fisico, in profondità, durante i fenomeni sismici si è spostata a Genova per un dottorato più focalizzato sullo studio della pericolosità sismica, quindi sugli effetti in superficie della propagazione delle onde sismiche.

Oggi, ci dice, è ritornata alle origini dei suoi interessi scientifici: “HP-HT sta per high pressure and high temperature. Questi laboratori sono specializzati nello studio di quei processi che avvengono in profondità, nella crosta terrestre. Di conseguenza cerchiamo di simulare alte pressioni e alte temperature. Io lavoro su un progetto chiamato ‘Nofear’ finalizzato allo studio delle faglie e dei processi sismogenetici”.

“Faccio ricerca perché è appassionante – conclude – penso che al pari della filosofia e dell’arte, dia modo di dare una propria interpretazione della realtà”.

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