Sono grandi, questi neutrini

Sono balzati agli onori della cronaca dopo l’assegnazione, a ottobre del Nobel 2015 per la Fisica agli scienziati Takaaki Kajita e Arthur B. McDonald, ma di neutrini se ne parla già dagli anni ’30, da quel lontano giorno in cui Enrico Fermi, in Via Panisperna a Roma, sviluppava una teoria per spiegare le reazioni nucleari, che includeva la presenza di particelle a prive di carica elettrica, dunque neutre e con una massa di molto inferiore a quella dei fratelli neutroni, scoperti già qualche anno prima.

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Ma cosa hanno scoperto Kajita e McDonald? Che i neutrini fossero piccoli era risaputo. I due scienziati sono riusciti “semplicemente” a misurarne l’infinitamente piccola massa fisica. Perchè un oggetto così piccolo, merita di essere considerato il volano per nuove tecnolgie d’avanguardia, tanto da conquistare il Nobel? I neutrini sono messaggeri rapidissimi, grazie proprio a questa piccola, piccolissima massa. Possono ad esempio attraversare la materia senza essere fermati od ostacolati e lo fanno senza impulsi esterni, quotidianamente! Miliardi di queste minuscole particelle attraversano ogni giorno, ogni secondo i nostri corpi. Una tale potenza, può diventare l’alleato perfetto per le comunicazioni umane, sempre di corsa e alla ricerca di performance di altissimo livello.

Negli ultimi anni, grazie alla scoperta dei neutrini, gli scienziati hanno potuto progredire in diversi ambiti della ricerca. Si è così scoperto che queste particelle si sono formate un istante dopo il big bang, che si muovono praticamente indisturbate alla velocità della luce. Inoltre molti di quei neutrini “primordiali” sono ancora in circolazione e possono trasmetterci informazioni preziose sul passato, presente e futuro dell’Universo.

L’uso pratico dei neutrini arriva però dall’ingegno umano: grazie agli acceleratori di particelle è possibile “produrre” questi mattoni di materia in modo che trasportino e recuperino informazioni utili a livello tecnologico, economico, politico, medico e chi più ne ha, più ne metta!

Grazie ai neutrini possiamo scoprire se qualcuno sta fabbricando una bomba nucleare, ad esempio. Monitorando le caratteristiche dei neutrini in uscita dai reattori nucleari utilizzati a scopo energetico, consente di prevenire che le stesse particelle possano essere trasformate in ordigni bellici.

Un’altra applicazione vede i neutrini protagonisti delle previsioni di disastri ambientali quali i terremoti. Utilizzandoli nell’analisi profonda dei suoli, potrebbero restituire informazioni relative faglie eFibra_ottica movimenti terrestri impercettibili dalla superficie, che porterebbero a comprendere meglio le caratteristiche dei terreni e quindi i rischi sismici ad essi legati.

E che dire di sistemi che consentano di immagazzinare e leggere informazioni trasportate dai neutrini? In questo modo mai più fibra ottica, radar e comunicazioni via terra, ma sotto terra! Potremmo parlare con sottomarini in viaggio nelle più profonde acque del mondo e prevenire “incidenti diplomatici” senza incorrere in scontri aperti tra paesi.

Insomma, questi neutrini sembrano essere una fonte inesauribile di informazioni per ricercatori e scienziati e quindi potrebbero diventare i protagonisti indiscussi non soltanto del Nobel 2015, ma di tutta la tecnologia e delle scoperte future.

Articolo rivisitato dall’originale presente qui

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