FUSIONE: ALLA RICERCA DELL’ENERGIA DEL SOLE NEI LABORATORI DI FRASCATI
FUSIONE: ALLA RICERCA DELL’ENERGIA DEL SOLE NEI LABORATORI DI FRASCATI
Workshop nazionale su FAST, la nuova macchina per la ricerca
Il futuro dell’energia parte dal Lazio: i meccanismi che si producono all’interno del Sole verranno ricreati in laboratorio, attivando tra l’altro investimenti per circa 300 milioni più 50 per infrastrutture, destinati in parte alle piccole imprese del settore meccanico, elettronico ed elettrotecnico della regione. Serviranno per costruire e avviare FAST, uno dei più importanti esperimenti europei sulla fusione nucleare. La nuova macchina capace di confinare il plasma a milioni di gradi verrà ospitata a Frascati, nei laboratori Enea dove già si trova il tokamak FTU, la struttura che finora ha dato alcuni dei maggiori risultati scientifici sulla ricerca in campo di fusione nucleare.
Se ne sta parlando nel workshop nazionale “Prospettive per il programma italiano sulla fusione: un satellite europeo a partire dalla proposta Fast” in corso in questi giorni a Frascati. Obiettivo dell’incontro è quello di trovare per l’Italia una nuova collocazione nel contesto europeo, con un programma di ricerca nazionale adeguato.
“Una nuova macchina tokamak nel Lazio sarebbe la conferma che l’Italia è leader in Europa della ricerca sulla fusione nucleare”, spiega Giuseppe Mazzitelli, responsabile della macchina FTU e presidente di Frascati Scienza, l’associazione che riunisce tutti gli enti scientifici di Frascati e che organizza ogni anno la Notte europea dei ricercatori. “Si tratta di un progetto che può fare del nostro Paese, e in particolare del Lazio, uno dei centri di eccellenza di formazione e sviluppo scientifico e tecnologico che porterà alla realizzazione di una sorgente di energia sicura, sostenibile per l’ambiente e praticamente illimitata”.
A Frascati, nel più grande polo europeo della scienza per numero di ricercatori, si conducono ricerche di punta sulla fusione nucleare. Nel centro Enea si sta sviluppando il progetto FAST (Fusion Advanced Study Torus), l’evoluzione della macchina tokamak FTU: un contenitore capace di tenere il plasma, a temperature dell’ordine di cento milioni di gradi, sufficientemente lontano dalle pareti per limitare interazione con i materiali. Si tratta di una macchina che avrà prestazioni nettamente superiori a quelle attualmente in funzione, un progetto italiano nell’ambito dell’associazione EURATOM-ENEA , che comprende oltre l’ENEA, il CNR, l’INFN e alcune tra le più prestigiose Università Italiane, che potrebbe portare a un salto decisivo nel campo dell’energia eliminando i maggiori inconvenienti della fissione nucleare, come sicurezza e gestione delle scorie.
Il progetto FAST, che ambisce ad essere la macchina europea dopo il JET (il tokamak europeo in funzione dal 1983 a Culham, Inghilterra) e insieme al progetto giapponese JT60SA sarà di supporto a ITER, il la macchina che verrà costruita a Cadarache in Francia grazie a una collaborazione internazionale tra EU, Cina, India, Corea e USA per dimostrare la fattibilità tecnico-scientifica della fusione nucleare. La nuova macchina di Frascati avrà un ruolo abbastanza concreto: sarà, certo, una sorta di ‘satellite’ di ITER, il vero e proprio progetto di ricerca, ma servirà anche e soprattutto a studiare le soluzioni per DEMO, il prototipo di centrale a fusione nucleare che dal 2030 dovrebbe cominciare a immettere energia nella rete. FAST costerà circa 350 milioni di euro, poco più di un ventesimo di ITER (10 miliardi di euro di cui 6 miliardi e 600 milioni stanziati dall’Europa)
La localizzazione degli impianti di ricerca rappresenta per il territorio una grande opportunità che innesca un impatto occupazionale sia diretto che indiretto. L’industria italiana,con il supporto tecnico dell’ENEA, solamente l’anno scorso, ha avuto commissioni pari a circa 500 milioni di euro per la costruzione di ITER.
“Continuando a investire nella ricerca– continua Mazzitelli- arriveremmo ad avere la commercializzazione di energia da fusione a partire dal 2050. Un’energia a basso costo, sia in termini economici che ambientali, con grande potenza: due centrali da 1,6 GW sarebbero sufficienti per coprire il fabbisogno attuale di una città come Roma.”
Fondere l’atomo invece di spezzarlo. Imbrigliare le reazioni che alimentano il sole e le stelle producendo grandi quantità di energia a basso costo senza aumentare le emissioni di gas serra. Questi gli obiettivi sempre più vicini delle ricerche italiane sulla fusione nucleare che potrebbe risolvere parte dei problemi energetici e climatici. L’Italia – hanno sottolineatogli esperti riuniti in questi giorni a Frascati – consuma circa 60 GW di potenza ogni giorno: con 40 centrali a fusione si potrebbe soddisfare l’intero fabbisogno elettrico del nostro paese.
Castellinews.it; Adnkronos/IGN; Alternativa Sostenibile; Il Sole 24 ore;AIF.IT;