Testo del videomessaggio del Presidente Napolitano all’EuroScience Open Forum 2010

Torino, 02/07/2010 fonte: quirinale.it

250xMi fa molto piacere poter dare il benvenuto, in Italia e a Torino, a tutti i partecipanti all’ European Science Open Forum del 2010.

Vorrei iniziare con l’esprimere i miei più sentiti auguri di un proficuo lavoro agli insigni studiosi, ai giovani ricercatori e a tutti coloro che hanno reso possibile questo Forum davvero notevole, direi grandioso. È tale sia per il numero di scienziati qui riuniti, sia per gli eccezionali risultati raggiunti da molti di loro, sia per la varietà delle discipline rappresentate, sia infine per la larga partecipazione di giovani. Quello che rende unico ESOF nel panorama internazionale è la sua capacità di mettere in contatto operatori e mondi di ricerca diversi. Di questo abbiamo molto bisogno se vogliamo trarre dalla crescita della conoscenza tutto quanto ha da offrire allo sviluppo sociale.

Torino, 02/07/2010 fonte: quirinale.it

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La Cancelliera Angela Merkel, argomentando in favore di maggiori investimenti pubblici nella ricerca e nell’istruzione superiore, anche in tempi di crisi economica, ha recentemente affermato che “istruzione e ricerca sono pilastri della futura sostenibilità della nostra società”. Vorrei fare una necessaria aggiunta: della nostra società europea, e del modello sociale che la caratterizza. L’Europa, nel suo insieme, non può contare su risorse naturali o su una forza lavoro sottopagata, quindi un capitale umano qualificato e il traino dalla conoscenza devono costituire le nostre principali risorse ora e in futuro. Questo patrimonio deve essere sviluppato con investimenti provenienti da varie fonti in un contesto di regole favorevoli. Jeffrey Sachs ha scritto di recente che ” I governi devono spiegare e i cittadini devono capire che la sola politica economica sui tempi brevi non può fare molto per creare posti di lavoro stabili e di qualità. Per ottenere questi risultati abbiamo bisogno di buone scuole, di tecnologia avanzata, di infrastrutture adeguate e di iniezioni di capitale privato, tutti fattori che sono il risultato di anni di costanti e continui investimenti, sia pubblici che privati.” Lo stesso si può dire delle politiche che riguardano ricerca e innovazione: anche loro richiedono un impegno paziente, a lungo termine, a diversi livelli e da parte di attori molteplici.

Fortunatamente la scienza “Made in Europe” è attiva e vitale e voi ne siete una prova. Tuttavia, se vogliamo che la scienza europea torni a ricoprire il ruolo centrale che ha svolto in passato, abbiamo bisogno di più Europa. Come ho detto anche di recente in un discorso al Congresso degli Stati Uniti, per Europa non intendo semplicemente un insieme di Stati nazione, ma un soggetto politico unitario. L’Europa può fare molto di più e molto meglio soltanto se rafforziamo la nostra unità, la nostra integrazione.

Lo stesso vale per la ricerca scientifica e tecnologica. Nessun singolo paese europeo può generare da solo gli investimenti in ricerca necessari a produrre quella eccellenza di risultati alla quale dovremmo mirare. Ci sono segnali positivi in questa direzione. La Commissione Europea ha messo e metterà in campo una serie di strumenti di intervento e di programmi rivolti a promuovere progetti comuni e network di ricercatori e centri di ricerca, a sostenere la mobilità di ricercatori, in particolare di giovani ricercatori e di studenti. Altri attori, i governi regionali, le fondazioni possono sostenere questo processo di integrazione. Mi fa piacere constatare che anche ESOF contribuisce validamente a questo processo. Lo fa, ad esempio, sia con il “Career Programme” rivolto a giovani ricercatori europei e del resto del mondo, sia con il nuovo “Science to Business” che intende gettare un ponte tra la produzione di conoscenza e le sue applicazioni economiche. Mi ha fatto anche piacere apprendere che un gruppo di fondazioni europee, nel contesto di Euroscience, sosterrà congiuntamente la continuazione di questi sforzi e la capitalizzazione dei risultati di ESOF 2010.

Tuttavia, tutti noi sappiamo bene che, per quanto tutto ciò sia importate, non è sufficiente. Occorre condividere la consapevolezza che una ricerca su base nazionale non potrà più funzionare come principale motore di crescita della conoscenza per l’Europa in futuro.

La consapevolezza della necessità di una reale strategia di ricerca europea non è in contrasto con la convinzione che l’Europa della scienza debba operare in un contesto cosmopolita. Non c’è contraddizione. Una comunità scientifica europea più integrata, come un’unione politica più integrata, devono anche essere capaci di rinnovare lo storico ponte transatlantico con gli Stati Uniti, e di rinforzare i nuovi ponti con le brillanti comunità scientifiche che stanno affermandosi nel resto del mondo. Il Presidente Obama ha recentemente ribadito la sua profonda convinzione che un’Europa integrata sia una componente fondamentale di un ordine internazionale multilaterale. Mi limito ad aggiungere che una comunità scientifica europea più integrata costituisce un elemento fondamentale per avere relazioni scientifiche multilaterali più robuste.

Non possiamo, tuttavia, attenderci che tutto questo si produca come risultato di un processo decisionale guidato dall’alto. Il progetto europeo deve trovare sostanza grazie all’emergere di una reale società civile europea e, con la loro costante propensione a superare le frontiere e le barriere, gli scienziati possono svolgere un ruolo importante nell’aiutare la società europea a restare sinceramente aperta e tollerante. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di eventi come ESOF che possono raggiungere strati più ampi di opinione pubblica. A questo proposito ho trovato interessante anche il programma “Science and the City”. Le città hanno sempre svolto un ruolo essenziale nello sviluppo della scienza, fin dal suo inizio come impresa umana. Mi fa piacere che Torino, grazie alle sue tradizioni scientifiche e al ruolo che oggi ricopre in campo tecnico-scientifico, si sia dimostrata ancora una volta capace di organizzare e sostenere eventi complessi.

Signore e Signore, vorrei concludere dicendovi quanto mi avrebbe fatto piacere essere con voi nei prossimi giorni, anche perché sono certo che c’è molto da imparare dalle vostre conferenze e dai vostri seminari. La mia curiosità intellettuale mi avrebbe certamente spinto ad assistere all’incontro “Pizza with the Prof”. Vorrei ringraziare gli organizzatori per aver scelto per lo scambio informale e il reciproco arricchimento tra diverse generazioni di scienziati che è uno dei principi ispiratori di ESOF un piatto, ora globale, inventato nella mia città natale, Napoli. Vi auguro ancora una volta fruttuose e spero anche piacevoli giornate di lavoro a Torino.

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